Tra gli ultimi dati macro economici pubblicati negli USA, si registra un andamento non totalmente in atteso dell’ISM manifatturiero, che nell’aggiornamento del mese di marzo è calato in maniera modesta a 57,2 punti dai precedenti 57,7 punti del mese di febbraio, sulla scia di una fisiologica correzione della produzione (a 57,6 punti da 62,9 punti) e di un marginale calo degli ordini (a 64,5 punti da 65,1 punti), che comunque restano su livelli storicamente elevati.
Di contro, gli ultimi aggiornamenti forniscono l’impressione di un evidente rialzo per quanto concerne i prezzi pagati (a 70,5 punti da 68 punti), l’occupazione (a 58,9 punti da 54,2 punti) e gli ordini all’export (a 59 punti da 55 punti). L’indagine rimane solida e segnalerebbe espansione del PIL intorno al 4 per cento, indicazione in contrasto con i dati di attività e le stime nowcasting (Atlanta Fed: 1,2 per cento trimestre su trimestre annualizzato).
Intanto, continuano a sovrapporsi alcune interessanti discussioni in seno al FOMC, con Harker (Philadelphia Fed) che ha dichiarato come a proprio avviso tre rialzi dei tassi fed funds nel 2017 continuano a sembrare appropriati e ne prevede altri due nel corso dell’anno (considerato che il primo c’è già stato, a marzo). Harker ha sottolineato che non c’è urgenza per il prossimo rialzo e non ci sono motivi cogenti per una mossa a maggio. Peraltro, anche Harker sembra essere convinto che i reinvestimenti possano essere condotti a termine entro la fine del 2017, sempre valutando l’evoluzione dello scenario. Harker per il momento è favorevole al mantenimento del il sistema attuale con un pavimento per i tassi, da rivedere nel tempo.