L’economia degli Stati Uniti continua a crescere, ma lo fa con ritmi ancora più lenti, dimostrando dunque quanto possa essere graduale la strada di sviluppo del prodotto interno lordo della principale economia del mondo. Dunque, a causa presumibile della crisi internazionale, piuttosto che dell’esito del referendum sulla Brexit (che però ha l’effetto di aver nuociuto al clima globale, creando maggiore incertezza), nel corso del secondo trimestre il Pil americano è cresciuto dell’1,2 per cento, mentre il dato del mese precedente è stato rivisto al ribasso da 1,1 per cento a 0,8 per cento.
Come anticipato, il dato risulta essere peggiore delle attese, che invece attendevano un aumento del 2,6 per cento e, pertanto, più del doppio rispetto a quanto invece effettivamente realizzato.
Il Bureau of Economic Analysis, che pubblica tale statistica, ricorda comunque che il dato appena diffuso si basa su una serie di valutazioni ancora incomplete, e che pertanto il dato potrebbe essere suscettibile di revisioni che, si spera, possa essere magari più positiva.
Maggiormente nel dettaglio, tra i dati si legge come la crescita è stata sostenuta principalmente dall’incremento dei consumi privati e dalla ripresa dell’export, che sono state controbilanciate dal calo della spesa pubblica e degli investimenti. Ancora, il PCE price index, uno dei principali valori che misura l’inflazione, è salito del 2,2 per cento a + 0,4 per cento precedente, risultando al di sopra dell’1,8 per cento atteso.
Rimane da verificare, per completare il quadro macro, cosa accadrà con i dati del lavoro, in pubblicazione nel corso delle prossime giornate.