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Cos’è la bilancia dei pagamenti

understanding-3187598_1920La bilancia dei pagamenti è un sistema di contabilità che misura le transazioni tra un Paese e il resto del mondo. Si divide nel conto dei pagamenti, che misura gli afflussi e i deflussi di reddito, principalmente derivanti dalle esportazioni (ovvero, il c.d. afflusso di reddito), dalle importazioni (ovvero, il c.d. deflusso di reddito), dai guadagni di investimento ricevuti o pagati e dai trasferimenti di denaro tra individui e organizzazioni.

Un sottoinsieme del conto dei pagamenti è dato dalla bilancia commerciale, che invece è la differenza tra le esportazioni di beni e servizi e le importazioni degli stessi. La spesa dei turisti che vengono in Italia dall’estero rappresenta in tal senso un’esportazione, mentre la spesa dei turisti italiani che si trovano all’estero è considerata come un’importazione.

Quando si parla di un surplus o di un deficit nella bilancia dei pagamenti, ci si riferisce generalmente al conto dei pagamenti, o conto corrente. Il conto capitale misura invece gli afflussi e i deflussi di denaro associati a prestiti, prestiti e transazioni in attività.

Dunque, se un cittadino italiano compra un bene straniero (per esempio una casa) questo produce un’uscita sul conto capitale. Se una banca straniera presta denaro ad un’azienda italiana questo produce un afflusso.

In tale ambito, un punto importante da notare è che la bilancia dei pagamenti complessiva (corrente più capitale) deve bilanciare in modo che le eccedenze e i deficit del conto corrente e del conto capitale si compensino a vicenda.

Per esempio, se l’Italia ha un deficit del conto corrente (compra più all’estero di quanto vende) il divario deve essere coperto prendendo in prestito dall’estero o vendendo beni agli stranieri: queste azioni producono un afflusso di denaro (surplus del conto capitale). Un persistente deficit delle partite correnti può essere un problema se richiede sempre più prestiti o la vendita di beni

Evidentemente, il tutto ha anche riflessi sui debiti di un Paese, ovvero – in relazione a uno Stato – gli importi totali in sospeso verso persone e organizzazioni da cui il governo ha preso in prestito. È la somma dei deficit passati meno i rimborsi dei prestiti passati. Alcuni prestiti del governo devono essere rimborsati a intervalli fissi e i governi possono dover prendere in prestito per “rifinanziare” i prestiti che vengono rimborsati. Se i nuovi prestiti sono più costosi (tasso di interesse più alto) dei vecchi prestiti, allora questo può creare problemi, sebbene questo al momento non sia un problema ritenuto attuale (o, per lo meno, lo è di meno rispetto a quanto non fosse qualche tempo fa) grazie ai bassi tassi di interesse di mercato.

Ancora diverso è il concetto di deficit, che è un termine usato per descrivere l’ammontare di cui la spesa pubblica in un periodo (ad esempio un anno) supera le somme raccolte dalle tasse e da altre entrate pubbliche. Un deficit deve essere coperto da prestiti pubblici. I governi prendono in prestito denaro in vari modi che vanno dai conti di risparmio nazionali e alla vendita di titoli di stato alle istituzioni finanziarie. Anche in questo caso giova evidenziare come il governo italiano può prendere in prestito facilmente grazie alle favorevoli condizioni di mercato.

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