Il PIL reale è una misura del valore dei beni e dei servizi prodotti in un determinato arco temporale in un Paese, opportunamente aggiustato per le variazioni dei prezzi. Un aumento del PIL può non riflettere la vera crescita di un’economia o un aumento del potere d’acquisto se anche il prezzo dei beni e dei servizi è in aumento. Così, il PIL reale sottrae il tasso di inflazione dal PIL per ottenere la percentuale di crescita reale. Insomma, il patrimonio informativo che riesce ad elargire alle persone interessate alla sua interpretazione può essere discretamente maggiore.
Sia il PIL standard che quello reale sono calcolati e aggiornati trimestralmente dall’Istat, l’Istituto nazionale di Statistica (ogni Paese ha la sua istituzione di riferimento nel calcolo di questo importante indicatore, come l’Analysis del Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti, che fa precedere ogni trimestre la pubblicazione di questo dato da due stime preliminari del PIL prima della pubblicazione del dato ufficiale e definitivo). Poiché il PIL reale misura la totalità dell’economia di un Paese, è considerato un indicatore chiave della salute economica.
Il PIL reale è più spesso inquadrato in termini di crescita o declino percentuale. Quando il PIL reale aumenta, suggerisce che le imprese stanno producendo un maggior valore di beni e servizi. Ciò significa che le imprese sono generalmente intese per fare più soldi, e suggerisce un crescente standard di vita per i cittadini di un determinato Paese. Se il PIL reale diminuisce, allora si crede che sia vero il contrario.
Tuttavia, la risposta del mercato non dipende solo dal fatto che il PIL reale aumenti o diminuisca. Il mercato può anche muoversi a seconda di come una qualsiasi misura trimestrale del PIL reale si confronta con i trimestri precedenti, e di come il PIL reale effettivo si confronta con le aspettative degli economisti, nonché di qualsiasi revisione delle previsioni a breve o lungo termine del PIL reale.